Una delle domande più frequenti che i genitori dei bambini/ragazzini mi rivolgono è: "a che età si può iniziare a praticare, uno sport da combattimento come la Kick Boxing o le M.M.A.?"

La prima regola di ogni disciplina sportiva è che essa è propedeutica ad una crescita fisica e caratteriale, che corre in parallelo con lo sviluppo del giovane atleta, ovvero le fasi sensibili.

Facciamo una piccola chiarezza, almeno per ciò che mi concerne, per le discipline sopracitate. Essendo sport di situazione e facendo riferimento all’età biologica che può variare anagraficamente da meno a più due anni, non possiamo dare un riferimento certo. Verosimilmente, acquisiti i primi schemi motori di base, il bambino deve entrare nel mondo del gioco sport, dove l’attività primaria è apprendere nuove abilità, giocando, non solo quelle che simulano i movimenti specifici dell’attività sportiva in questione, ma allargarsi il più possibile nell’affrontare nuovi movimenti motori (da capacità ad abilità). Ad esempio, in un contesto di Kick Boxing, che non ha nella sua fattispecie tecnica le proiezioni per portare un avversario a terra, introduciamo nel percorso tecnico le cadute, tramite l’insegnamento delle capovolte, per una modalità esterocettiva e propriocettiva, di gestione del corpo nello spazio. Ciò non potrà che giovare alla capacità fisico/emotiva (paura di cadere..) del giovane.

L’apprendere nuovi schemi è una parte dello sviluppo cognitivo, che deve avere i suoi tempi, dato che la facilità di apprendimento tende a diminuire con la crescita. Con cautela, integreremo un po’ alla volta le capacità condizionali, seguendo lo sviluppo del giovane atleta, con una sequenza ben definita, dove la velocità avrà la precedenza sulla forza.

allenamento dei ragazzi

A tutto ciò si deve aggiungere la specificità dello sport in cui ci si allena, ovvero l’allenamento con il compagno che, oltre a soddisfare la parte squisitamente tecnica, da un’impronta caratteriale con l’equazione: palestra = gruppo = società.

Questa fase può partire soggettivamente tra gli 8 e i 10 anni, considerando il presupposto dell’età biologica/anagrafica, facendo comunque attenzione caso per caso. Il contatto condizionato può avvenire, alternando sia un lavoro di striking che lottatorio, sempre per far apprendere più abilità motorie ai nostri ragazzi, non dimenticando che la libertà di azione tecnica quale il confronto con un compagno d’allenamento, è un classico esempio di differenziazione dinamica caratteristica, che equivale ad una costruzione di uno schema personale del movimento.

Se lo striking è movimento e riflessi, la lotta stimola la tattilità e la gestione di un carico in movimento, la loro sinergia porta ad un buonissimo sviluppo dei sensi, ma anche ad un allenamento fisico con tutti i parametri che questo termine racchiude.

Da non trascurare, l’aspetto agonistico che darà un’accelerazione all’assorbimento delle tecniche ma anche una maturazione sul piano caratteriale. Badando bene, a far capire ai genitori, che non c’è nessun futuro campione ma solo un ragazzino/a, che fa una sana attività fisica…divertendosi in gruppo.

Man mano che si cresce aumenteranno i parametri dell’allenamento, cominciando con la frequenza delle giornate da dedicare allo sport, sempre divertendosi, ma stabilendo dei piccoli obbiettivi da raggiungere. Tutto ciò, ha però bisogno, di una figura professionale di docente, che dimostri conoscenza nell’approccio con i giovani e giovanissimi.


Dott. Fabrizio Moresan
(head coach il Gladiatore Academy TS&PN)